Il progetto Dialogue è una riflessione intorno alla telepresenza. Immaginando come portare in scena lo scenario del film "Dialogue" di Marguerite Duras (che sviluppa la storia di due personaggi in due spazi diversi), Daniel Pinheiro, Andrea Messana e Nerina Cocchi hanno pensato a come (e perché) sviluppare un progetto scenico a distanza. Dopo una prima residenza a Bruxelles nel 2014, la nostra riflessione si è rivelata essere più un esperimento nell'utilizzo delle pratiche [in remoto] come modo perché noi tre, artisti geograficamente lontani, possiamo continuare a lavorare insieme sul lungo termine.

Una prima tappa di lavoro è stata la residenza di ricerca "Laboratoire #2 Web-Act" alla Fabrique Autonome des Acteurs - FAA (Francia) nell'agosto 2016. Con Daria Lippi e Juliette Salmon della FAA, Andrea Santini e Francesca Sarah Toich di UBIK Teatro, e, [in remoto], Constança Carvalho Homem da Porto e Lisa Parra da New York, abbiamo esplorato possibilità d'interazione in network attraverso partiture composte. Abbiamo sperimentato la telepresenza come strumento di costruzione drammaturgica e scenografica. Questa ricerca è culminata in una presentazione finale che connetteva non solo diversi spazi a Bataville, ma anche artisti esterni. Questo lavoro ha contribuito a sviluppare un pensiero intoro al potenziale scenico della telepresenza, come strumento per integrare elementi esterni in situ e in live.

A luglio 2017, Daniel e Nerina sono stati invitati a presentare una forma ispirata da questo lavoro al Festival della FAA “La chasse aux acteurs”. In questo duo a distanza (Nerina era fisicamente a Bataville e Daniel a Porto), abbiamo composto una partitura intorno al dolore che scaturisce quando due individui, in una coppia, perseguono i propri sogni e sono portati ad allontanarsi l'un* dall'altr*. Con un iPad come oggetto scenico che materializzava l'assenza del corpo dell'altro, la partitura includeva una canzone (“Goodbye My Love” dal musical "Ragtime"), un estratto del romanzo “La longue route” di Bernard Moitessier in portoghese, così come un gioco sugli sguardi che portiamo gli uni sugli altri.

A marzo 2018, abbiamo sviluppato ulteriormente questa forma nel contesto di una presentazione al Global Salon di Smith College (Northampton, MA, US). Daniel era connesso [in remoto] da Montreal, dove si trovava per una ricerca in collaborazione con l'Université de Montréal. Inspirato da “Lampedusa Beach” di Lina Prosa, chiedevamo agli spettatori che indossavano occhiali di lavarli prima di entrare nello spazio. Tutti gli altri interagivano invece con Daniel che faceva loro domande sull'idea di casa. Integrando un gioco di specchi nell'uso dello schermo, abbiamo messo in evidenza l'idea di distanza comme movimento e giocato con l'idea di "displacement", il fatto di non sentirsi mai a casa.

Ad oggi, Dialogue rimane un progetto che ci ha permesso di raggruppare strumenti di lavoro e definire principi e codici comuni. Continuiamo a svilupparli attraverso la nostra collaborazione [in remoto], che attualmente si concentra su una ricerca artistica sull'intimo e l'impermanenza nel progetto "Ad Nauseam".